Oggi in Cristo

Oggi in Cristo


Nessun favoritismo

May 22, 2017

Questo articolo è la parte 22 di 24 nella serie Lettera agli Efesini
Servi, ubbidite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo, non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo. Fate la volontà di Dio di buon animo, servendo con benevolenza, come se serviste il Signore e non gli uomini; sapendo che ognuno, quando abbia fatto qualche bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore, servo o libero che sia.
Voi, padroni, agite allo stesso modo verso di loro astenendovi dalle minacce, sapendo che il Signore vostro e loro è nel cielo e che presso di lui non c’è favoritismo.

(Efesini 6:5-9 – La Bibbia)
Indice generale della serie sulla lettera agli Efesini
Se, come abbiamo detto, i diritti dei bambini non erano tenuti in grande considerazione nella società antica al tempo in cui Paolo scrisse questa lettera, non si può certo dire che gli schiavi se la passassero meglio.
Innanzitutto dobbiamo tenere conto che, mentre la nostra società considera la schiavitù come qualcosa di inaccettabile e negativo, nel mondo greco-romano antico era piuttosto normale che, nelle case delle persone più abbienti, ci fossero schiavi che svolgevano varie mansioni senza che questo costituisse un problema morale. D’altra parte c’erano diverse ragioni per le quali una persona poteva trovarsi in quella condizione, ad esempio come prigioniero di guerra.
Scrivendo ai credenti della zona di Efeso, è piuttosto normale che Paolo faccia riferimento anche alla relazione tra servi e padroni, infatti il messaggio del vangelo raggiungeva sia persone che si trovavano in condizione di schiavitù sia persone appartenenti a ceti superiori che avevano delle persone al loro servizio. Così c’erano dei convertiti in entrambe le categorie, servi e padroni.
Nel nuovo testamento Paolo fa diverse volte riferimento al rapporto tra padroni e servi ma si può notare che egli si muove sempre all’interno della cultura del suo tempo, senza mai condannare in maniera esplicita la schiavitù. La sua strategia fu piuttosto quella di rivolgersi ai credenti invitandoli a rivedere il rapporto tra padrone e servo tenendo conto di come le relazioni tra le persone vengono trasformate dalla fede in Cristo! Questo si può notare in modo particolare nella lettera a Filemone (Serie sulla lettera a Filemone).
In sostanza i credenti potevano essere buoni testimoni di Cristo proprio mostrando ai loro vicini in quale modo cambiava la relazione tra padrone e servo quando almeno uno dei due era stato trasformato dalla grazia di Dio. Dobbiamo riconoscere che fu un approccio intelligente al problema, approccio che ci insegna molto sul modo in cui il cristianesimo può essere efficace nei confronti della società non tanto attraverso rivoluzioni eclatanti quanto attraverso segni tangibili di cambiamento che parte dai singoli individui.
Infatti Paolo si rivolge agli individui e, in particolare, ai servi e ai padroni che avevano riposto la loro fede in Gesù. Essi potevano, con il loro comportamento diverso, avere un impatto sulla società circostante.
Un po’ come fatto con le precedenti categorie, mogli e mariti, padri e figli, Paolo non invitò i servi a ribellarsi o a pretendere un trattamento migliore ma li invitò a fare bene la loro parte come se servissero Dio stesso, in modo da essere dei servi irreprensibili. A noi può sembrare strano ma i servi potevano trovare conforto nella loro condizione considerando che il proprio servizio non era solo svolto per far piacere al padrone, ma per piacere proprio al Signore Gesù, come se fosse svolto direttamente per lui.